Sono
i due antagonisti che si contendono i palcoscenici mediatici, in
realtà Renzi e Grillo sono molto più simili di quanto a prima vista
possa sembrare.
Entrambi
hanno in comune la lontananza e l’avversità alla politica come
origine della loro ascesa: l’uno si è infatti affermato al di
fuori delle procedure del suo stesso partito e ricercando l’appoggio
della finanza. L’altro è un comico, abituato a riempire i teatri
con spettacoli di cabaret “impegnato”. Tutti e due sono
accomunati dal rifiuto della politica, perlomeno nella sua accezione
più piena e tradizionale, e dalla padronanza degli strumenti
comunicativi.
Renzi
deve la sua ascesa alla retorica della “rottamazione”, con la
quale egli si è presentato come liquidatore della “vecchia
politica”, ovvero di una concezione “forte” dell’agire
politico, intesa come strategia codificata fondata su un apparato
dottrinario. Alla “vecchia politica”, che è poi la politica in
senso proprio, Renzi ha inteso sostituire la gestione del consenso
passivo delle masse attraverso i media, liquidando quello che
rimaneva della tradizione della sinistra italiana della Prima
Repubblica, prima di lui ancora in parte presente, anche se solo a
livello simbolico. Dalla politica come progettazione della società
su basi razionali, si è passati alla post-politica come
“contenimento” del malcontento generato dalla delega delle
funzioni amministrative al mercato. Certo, Renzi non è l’unico a
farsi promotore della post-politica – egli è semmai un prodotto –
ma è il punto terminale di un processo avviato ufficialmente nel
1991 con lo scioglimento del PCI in Italia e con il crollo dell’URSS
sul piano internazionale.
Anche
l’ascesa di Grillo si deve alla sua contestazione della politica,
una contestazione molto simile a quella di Renzi, non fosse per
l’accentuazione degli aspetti più radicali (ad esempio la proposta
di abolizione dei partiti). Anche Grillo e il “grillismo”, come
l’ex sindaco di Firenze, rifiutano le ideologie e la dialettica di
partito. La differenza è che mentre quest’ultimo aveva una
tradizione alle spalle con cui fare i conti, e ha potuto
rappresentarsi come il “curatore fallimentare” di questa
tradizione, Grillo e i suoi seguaci non avevano nessuna storia
politica. Essi nascono dal rifiuto della “società civile” per la
politica considerata corrotta per definizione. Costituiscono perciò
la contraddizione tra questo rifiuto (che però non può tradursi in
un ripiegamento intimistico come in altre epoche, dato il carattere
fortemente esibizionista della postmodernità) e l’impulso a
“fare”, che in realtà è un impulso alla comunicazione
amplificata, qual è quella tipica di internet. Questa protesta non
dialetizzata (e – solo apparentemente – “spontanea”) perché
espressa in un contesto dove mancano strutture di mediazione, non può
che manifestarsi in una ribellione nichilistica contro gli apparati
politici (non accorgendosi che in realtà ormai sono solo gusci
vuoti) volta alla distruzione senza progettualità. Anzi, essa è
proprio la distruzione di ogni progettualità. Unica costante del
discorso dei Cinque Stelle è la rivendicazione di una “onestà”
personale contrapposta alla “disonestà” del “sistema”.
L’autoreferenzialità è proprio una caratteristica saliente della
post-politica. Per il resto soltanto singhiozzi e balbettii persino
contraddittori.
Sia
in Renzi che in Grillo manca una critica della società, quindi anche
qualsiasi proposta di rifondazione della stessa; ed è inevitabile,
dato che essi hanno tagliato tutti i ponti col passato. Non può
esserci critica, infatti, senza anamnesi.
Il
loro ruolo è appunto quello di impedire la rinascita di un filone
critico, gestire la protesta “spontanea” e incanalarla su
obiettivi del tutto secondari. La rabbia collettiva viene diretta
contro la politica, la cui è assenza è in verità proprio la causa
dell’insoddisfazione generale.
Si
può dire che se l'ex segretario del Pd è il momento affermativo della
post-politica, il fondatore dei Cinque Stelle è quello negativo, ma
entrambi rappresentano la rinuncia alla politica e l’accettazione
del mercato quale unico regolatore – o deregolatore,
per meglio dire – della società.
*Pubblicato anche sull'Intellettuale dissidente
Immagine tratta da: http://www.europaquotidiano.it/2014/05/06/scontro-a-due-renzi-picchia-su-grillo-e-cresce-nei-sondaggi/
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